giovedì 12 aprile 2007

Televisione, oppio dei consumatori

L'altra sera leggevo miriam161 che parlava della curiosità morbosa di certi telespettatori per le trasmissioni che rievocano brutali fatti di cronaca, quelli che gli americani chiamano “true crime”.

Poco prima avevo assistito al tg1 al video interruptus dell’esecuzione talebana dell’autista di Mastrogiacomo.
Il direttore, dopo aver ripetuto per almeno cinque-sei volte che si sarebbe trattato di un filmato rigorosamente destinato ad un pubblico adulto, con il risultato di far salire curiosità, aspettativa e adrenalina a qualche milione dei telespettatori di cui sopra, lo ha mandato in onda interrompendolo poi al momento dell’esecuzione vera e propria.
E meno male, ha fatto bene, non si trasmette la morte in diretta, anche per Saddam c’è stato il fermo-immagine poco prima che si aprisse la botola.

Ma allora mi chiedo: se sai già che non lo farai vedere per intero, perché crei l’aspettativa, perché vellichi in tal maniera i nostri peggiori istinti sadici e la nostra morbosa curiosità per poi lasciarci tutti con le mutande calate?
Cosa avranno fatto i più intraprendenti di quei telespettatori, i più assetati di sangue? Saranno andati su Internet a cercare il filmato in versione integrale, come per Saddam e Berg. Cosa che non avrebbero fatto in tal numero se Riotta e compari non gli avessero messo la pulce e anche la poiana nell’orecchio. Non lo sanno poi i tutori dell’informazione che in questi casi lasciare tutto all’immaginazione crea mostri peggiori delle immagini reali perché si va a pescare a strascico nell’inconscio?

Perché allora lo hanno fatto? Oltre allo scopo propagandistico che necessiterebbe di una discussione a parte, forse perché lo scopo della televisione sta diventando proprio questo: fornire piccole dosi di eccitazione, insufficiente per ottenere piena soddisfazione ma abbastanza per creare dipendenza. Sono gli oggetti che correrai frustrato a comperare per sublimare il desiderio inappagato, che potranno darti l’orgasmo consumistico.

Siccome per la Grande Sorella siamo dei bambini immaturi e difatti la televisione è tutta un’unica fascia protetta, la sessualità genitale, la forma adulta di sessualità, appagante e risolutiva, è vietata.
Nella pornografia generale del cattivo gusto e dell’orrido, l’unica cosa che la televisione generalista e gratuita ti nega è l’hardcore, i peni e le vagine. Il massimo del sesso adulto e consenziente che ti concede è quello adolescenziale degli sbaciucchiamenti oppure l’oscena allusione delle fellatio praticate sui gelati. Se resti insoddisfatto dall’ipocrisia del softcore potrai poi sfogarti con la pornografia vera e a pagamento sul canale vietato ai minori, cioè ai poveri.

Niente genitali ma a questo punto la trovata è puntare sulle perversioni che di solito non praticheresti nella realtà, ma che la televisione ti permette di sublimare come telespettatore.
La scopofilia (guardare) è l’essenza stessa della televisione. Richiede soggetti passivi che osservino e contemplino. Così come il feticismo. Il culto per gli oggetti inanimati ti viene fatto ingurgitare continuamente con la pubblicità.
Il sadismo viene sollecitato dai telegiornali che parlano di assassinii, stupri, violenze, guerre, stragi, genocidi. I reality show spingono il livello di sadismo sempre più verso l’umiliazione delle vittime, che rappresentano a loro volta i modelli con i quali si possono identificare i masochisti. Sono sempre più convinta che il profeta Pasolini con “Salò” abbia preconizzato i reality show più estremi.
La pedofilia è suggerita dai tanti bambini passivi, consumanti e sottilmente seducenti che reclamizzano sottilette e carte igieniche, alla faccia delle buone intenzioni che volevano limitarne l’utilizzo in pubblicità solo per i pannolini. Water, puzzette, yogurt che ti fanno “andare” ci ricordano l’esistenza del tratto finale intestinale. Non mancano le suggestioni omosex e transex, e perfino, ma qui forse mi sto facendo prendere la mano, la bestialità di Victoria e il Gorilla.

La perversione più oscura, la necrofilia, è rappresentata da dozzine di telefilm su obitori, medici legali, autopsie, scene del crimine e inchieste sui serial killers. La puntata di maggior successo di CSI, diretta da Tarantino, riguardava un agente sepolto vivo da un maniaco assassino. Abbiamo avuto i funerali in diretta per ore di Lady Diana prima e poi del Papa, con il gran necroforo Vespa a fare gli onori di casa e con interessanti dibattiti sulle tecniche di tanatoprassi e su come fosse venuta bene l'imbalsamazione.

La morte è in fin dei conti il punto di arrivo in questo tipo di televisione e la più efficace arma di angoscia di massa.
Visto che Eros è bandito, Thanatos ha campo libero. Non si ha idea della curiosità che la gente ha nei confronti della morte, e di come sia forte il desiderio ambivalente di allontanarne lo spettro angosciante e di indagarne il mistero. Ecco perché abbiamo seguito dozzine di puntate di talk-show sulla tragedia di un bambino assassinato (cosa c’è di peggio?), e siamo rimasti ipnotizzati dalle immagini ripetute all’infinito degli aerei che bucavano le torri gemelle polverizzandole con i loro tremila morti, la grande cremazione collettiva.

Siccome dobbiamo essere sufficientemente angosciati per rimanere sottomessi, lo spettro della morte, l’angoscia e l’eccitazione insoddisfatta ci spingono verso la grande panacea consumistica che celebra la nostra passività politica. Compera e sarai salvato.
Del resto cosa disse Bush proprio dopo l’11 settembre agli americani? Di continuare a partecipare all’economia americana. In dollaroni: “Ora potete tornare a fare shopping.” La pace è finita, andate in guerra.

3 commenti:

  1. complimenti.
    il tema si lega benissimo alla violenza giovanile che affrontavi nel precedente post.
    C'è un legame evidente tra tv e bullismo e propio a questo fenomeno ho dedicato anch'io un post in chiave amaramente ironica.
    ciao!

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  2. davvero eh. La televisione viene proprio usata per dirottare le coscienze individuali. Per esaltare delle pulsioni e per silenziarne altre. In verità il criterio di scelta delle trasmissioni, dicono, è lo "share", quindi loro trasmettono, dicono,solo cio' che "produce consumatori". In realtà penso che non sia solo così. la semplice definizione di consumatori in se è inutile al nostro ruolo in questa società,secondo il potere. Come giustamente dici, il potere cerca di creare "consumatori frustrati" e cerca anche di determinare la qualità di questa frustrazioni, cosi che ci trasformiamo tutti in robottini angosciati pronti ad assimilare e rendere parte della nostra identità i loro messaggi comunicativi, ripetuti fino alla nausea come mara religiosi.
    Il nostro lato oscuro, come telespettatori,secondo il potere che si esprime in senso massmediatico, deve escludere però non solo ogni "spinta rivoluzionaria", ma anche ogni forma (anche banale) di pensiero critico. Basta vedere come i media usano le parole.
    Ciao, Lame.

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  3. Anonimo18:19

    Bella analisi Lame...non posso che condividerne la prospettiva!
    Miriam

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