giovedì 14 marzo 2013

Papa Francisco e il fantasma di Oscar Arnulfo


Abbiamo un papa. Francesco I, il primo papa gesuita e delle Americhe, l'argentino Jorge Mario Bergo-g-lio (come lo pronunciano i suoi connazionali), già indicato come grande favorito alla successione di Karol Woytila nel 2005. L'arcivescovo di Buenos Aires è una figura non facile da interpretare, soprattutto per la sua appartenenza ad una Chiesa che negli anni '70 si macchiò indiscutibilmente di complicità con una delle peggiori dittature del secolo scorso.
Si dice che il passato con il quale non si sono chiusi i conti ritorni sempre, ed è stato inevitabile chiedersi, con il distacco che contraddistingue chi considera i fatti della Chiesa da un punto di vista laico e privo dell'entusiasmo acritico del fedele, quale fosse mai stato il rapporto di Bergoglio con quella dittatura, con quella gerarchia ecclesiastica connivente e criminale per il collaborazionismo e la consapevolezza, che mai era mancata, su cosa stava succedendo nelle scuole militari, sui voli della morte e nei sotterranei degli stadi mentre si celebravano i Mondiali di calcio. Troppi morti e vivi attendono ancora giustizia a quarant'anni di distanza per non trovarci noi oggi lacerati da un più che legittimo dubbio di fronte a questo papa argentino che quegli anni li ha vissuti.

Ieri sera in televisione, dopo l'elezione, è andata in onda, nella versione bignardiana del fu "Tutti da Fulvia il sabato sera", la versione omogeneizzata e semplicistica, la reductio ad piddinum stile rubrica costume e società del reparto luci della personalità del nuovo papa: tutto calcio, chimica e tango, semplicità e modestia. Addirittura, nella foga di galleggiare in superficie, l'eminentissimo e reverendissimo Jorge Mario Bergoglio è stato definito addirittura un papa progressista.
Ecco, capisco l'entusiasmo, ma progressista in America Latina ha un significato molto preciso e un senso ben diverso da quello che in Italia aggrega in una fantasinistra Rosy Bindi, Pietro Ichino e, una volta, Paola Binetti.

Nello stesso momento in cui passava sullo schermo la suggestione agiografica di un papa presentato quasi come un teologo della liberazione e già in odore di santità preventiva, in rete si apriva il dibattito sulla controparte ombrosa dell'arcivescovo di Buenos Aires, su un passato troppo pesante da poter essere liquidato frettolosamente nel salotto buono televisivo, dopo un'ora e mezza di dibattito, con l'accenno alle "inevitabili polemiche che verranno fuori sugli anni della dittatura", senza spiegare nemmeno quali fossero esattamente i termini della questione. Non si tratta di bazzecole, di peccatucci di gioventù.

Il cardinal Bergoglio fu chiamato a testimoniare diverse volte su episodi risalenti agli anni della dittatura.
Secondo il giornalista Horacio Verbitsky, autore del libro "L'isola del silenzio" sui rapporti tra Chiesa e dittatura militare in Argentina, su di lui pende l'accusa di aver favorito, anche indirettamente, la cattura e tortura di due sacerdoti gesuiti molto attivi nelle baraccopoli, che lui aveva espulso dalla Compagnia senza nemmeno avvertirli poco prima dell'inizio della repressione. Un episodio controverso, sostenuto da documenti ufficiali e dalla testimonianza dei due gesuiti sopravvissuti ma caratterizzato dalla grande ambiguità di comportamento di un superiore che potrebbe anche aver compiuto un tentativo maldestro di allontanare i due gesuiti da un pericolo incombente. In ogni caso dimostrando però di conoscere appieno le intenzioni dei militari nei confronti dei "sovversivi" senza per questo denunciarle.

In fondo, l'ambiguità di Bergoglio nei confronti del regime militare non sarebbe stata altro che coerente con i dettami del Vaticano che, di fronte a fatti gravi e delitti - pensiamo ad esempio ai casi di pedofilia - suggerisce sempre la prudenza, la non denuncia e il silenzio. L'atteggiamento di sottomissione di Don Abbondio al potere forte che finisce sempre per diventare connivente con il male, di essere di nessun aiuto per le vittime e di condannarle semmai alla permanente assenza di giustizia.

Se a Bergoglio forse non possono essere ascritte le colpe di un Pio Laghi, che un tribunale recentemente ha ritenuto responsabile, come nunzio apostolico dell'epoca, della persecuzione ed eliminazione dei sacerdoti che si opponevano al regime, tuttavia il neopapa non era certo un progressista all'epoca. Seppure in anni recenti abbia invitato la Chiesa argentina ad un mea culpa collettivo per espiare la connivenza con la dittatura, la sua visione del mondo allora e forse ancora oggi era ed è quella di un gesuita tradizionalista, la cui vicinanza alle sofferenze del popolo è di tipo caritatevole ma non certo rivoluzionaria. Celebri le sue idee circa "la naturale incapacità politica delle donne". Una personalità decisamente conservatrice in ambito di morale sessuale, come dimostrano i suoi recenti scontri con il governo argentino di Cristina Kirchner che ha legiferato sulle unioni civili. Leggi che il vescovo Bergoglio ha definito "un attacco devastante ai piani di Dio", con la presidenta che ha accusato di rimando Bergoglio di avere una visione medioevale e degna dell'Inquisizione.

Una Weltanschauung comunque in linea con il pensiero di Giovanni Paolo II che lo fece cardinale, il papa che, a distanza di decenni dai fatti e ormai in piena consapevolezza dei crimini commessi dal regime cileno, rivolgeva pensieri affettuosi e lettere di benedizione speciale ad Augusto Pinochet e famiglia. Il Papa che ha propugnato il passaggio dei popoli del mondo dalle dittature comuniste a quelle liberiste della shock economy, di cui le dittature sudamericane fasciste sono state il laboratorio sperimentale.

Jorge Mario coabiterà nelle stanze vaticane con un fantasma scomodo, anche lui proveniente dalla fine del mondo. Quello di Monsignor Oscar Arnulfo Romero, vescovo conservatore al limite del reazionario in gioventù e in seguito strenuo difensore del popolo salvadoregno dalle violenze bestiali della dittatura. Un uomo di fede divenuto talmente scomodo per aver tradito la consegna del silenzio e dell'obbedienza al potere, come gli era stato imposto da uno spietato Woytila che lo congedò in lacrime dopo un'udienza nella quale lo esortava a non mettersi contro il potere del suo paese,  da venire assassinato da uno squadrone della morte sull'altare mentre stava celebrando messa.
Oscar Arnulfo attende da allora, da quel 24 marzo del 1980 macchiato del suo sangue, di ricevere dalla sua Chiesa quel riconoscimento di martirio e di santità che finora gli è stato negato da ben due papi.
Se Francesco I, questo papa con un nome da re Borbone, da sudamericano e da osservatore delle sofferenze di un continente decidesse, tra i suoi primi atti, di proclamare beato Monsignor Romero ciò sarebbe un gesto doveroso nei confronti di quei preti che si sono sacrificati per il loro popolo e un atto di purificazione che potrebbe chiudere degnamente il suo conto con il passato. Lo farà?

Coraggio, se ci è andata bene, le voci su Bergoglio sono solo maldicenze dei suoi nemici e questo è veramente un  uomo semplice, schivo, che si cucina da solo e rifugge gli agi della vita comoda, che viaggia in metro assieme al suo popolo, che parla come Maradona e ama i poveri. Sarà un ottimo papa, forse un santo.
Se ci è andata male, Satana ha ancora una volta prevalso oltretevere e abbiamo un papa collaborazionista con la shock economy. Che ha scelto il nome Francesco perché la povertà dovrà essere di moda. Vedremo.

7 commenti:

  1. probabilmente sara' entrambe le cose, qualche briciola di compassione per i poveri e un appoggio ad oltranza per i governi delle multinazionali. cos'altro puo' essere la chiesa cattolica.

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  2. da me ho scritto che ci spero che la chiesa cambi, perché se cambia la chiesa cambierebbero tante cose in occidente, soprattutto da noi, ma in realtà so già che non succederà, è sempre er capo der vaticano spa, eletto con un evento mediatico che l'emerito ai castelli non ha avuto.
    questo è stato "lanciato" come una star.. chissà che c'è dietro? booh? come dici tu non resta che sperare.. non per troppo tempo però! ;)

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  3. luca22:42

    La prima considerazione che ho fatto subito dopo aver conosciuto il nome e soprattutto la provenienza del nuovo papa è stato il parallelismo tra l'elezione di Bergoglio e papa Woytila.Il polacco usato come un'ariete contro i paesi del blocco sovietico,l'argentino,ci scommetto,sarà promotore dell'attacco ai paesi latinoamericani che negli ultimi anni si sono opposti alle politiche ultraliberiste produttrici di poveri che tanto stanno a cuore alla santa romana chiesa.I Correa,i Morales i Chavez,i Kirchner, che finalmente hanno liberato i propri paesi dalle grinfie nord americane ed europee riprendendo il controllo delle risorse redistribuendole ai propri popoli, sono i naturali nemici di una chiesa che nei poveri trova linfa per riprodurre all'infinito il sistema di dominio al quale loro prestano ben volentieri i propri servigi consapevoli che dalla shock economy possono arrivare,per loro,solo vantaggi.Aspettarsi che il nuovo papa sia della giusta sensibilità per onorare un grande personaggio come Romero,entrato in Salvador come reazionario ed uscito cadavere perchè si era opposto alle oligarchie del paese centroamericano lo vedo alquanto improbabile,anche perchè se ciò avvenisse sarà soltanto per calcolo,e per trarne vantaggio come del resto questa putrida istituzione ha sempre fatto.

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  4. habemus papam;Etiam possumus!!

    magari sbaglio ma mi ricorda molto l'elezione di quel presidente statunitense di pelle nera.

    Quoto luca

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  5. Segundo me Verbit-sky è più amico di Radon-sky che di Morales

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  6. astabada14:17

    Quello che vediamo in parlamento, e` il sano effetto della concorrenza. Finora il PD poteva vendere ogni porcata ai propri elettori, dal momento che i malcapitati non avevano altra scelta.

    Ora che un'altra forza politica si schiera a difesa della legalita` e del buonsenso, il PD si vede costretto a discutere di eleminare Berlusconi, ad eleggere cariche al di fuori dei giochini di corridoio, e via dicendo.

    La loro unica tattica e` quella di fingersi verginelle, adesso.

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  7. Anonimo17:35

    Un Papa da tutti amato ma che nessuno difende, talmente generico da non riconoscersi in nessun aspetto dell'umana convivenza, cioè un prodotto da vendere a tutti , un ottimo gesuita. Claudio.

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